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Diario a specchio: note dell’autore

Pubblicato da ALA LIBRI (2023), il diario, che comprende storie raccolte negli ultimi vent’anni, è un opera in cui vari artisti hanno lasciato un disegno, poche parole e qualche poesia.

LA COPERTINA


È riprodotto un dipinto di Oreste Paltrinieri: La torre Matilde e la prua di una nave che si specchiano nella darsena di Medusa.
Medusa è per Tobino lo pseudonimo di Viareggio nelle cui darsene il mare riflette le immagini capovolte. Un po’ come i neuroni a specchio, strane cellule situate nelle aree motorie del cervello, che si attivano anche semplicemente osservando un movimento. La loro funzione è di riprodurre nel cervello dell’osservatore lo stesso tipo di attivazione muscolare che occorre per fare quel movimento. È forse per questo che davanti alla televisione diventiamo tutti goleador.
I neuroni a specchio si attivano però anche in altre condizioni, ad esempio quando qualcuno ostenta le proprie emozioni, e il sentimento del primo diviene il sentire dell’altro: l’efficacia del sistema permette di immedesimarsi nella mente dell’altro, di sperimentare le emozioni dell’altro, con la medesima intensità, in una parola di provare empatia.

IL TITOLO

Nel titolo, l‘assonanza tra i neuroni e il diario a specchio.
L’artista agisce e stimola la fantasia dell’interlocutore che di volta in volta crea storie che riguardano il pittore (Possenti, Liberatore, Dolfi, Michetti, Vaccarezza e Lisandro Ramacciotti), lo scrittore (Manlio Cancogni e Mario Tobino), il critico (Cesare Garboli e Dino Carlesi) e il poeta (Roberto Amato).

LA DEDICA


Il libro è dedicato alle bimbe dagli occhi belli, chiamate così perché, bloccate da una vigliacca malattia genetica, possono parlare solo con gli occhi, belli, magnetici, trasparenti, comunicativi. Esse rappresentano le ultime tra gli ultimi.
Proprio a favore di queste bimbe molti degli artisti del diario hanno contribuito con le opere a sostenerne la cura.
La dedica è poi estesa a un altro gruppo di bambini fragili, ovvero a una associazione che si chiama quelli che non e che raggruppa bambine e bambini, ragazze e ragazzi che costituiscono un insieme di diversità, di eterogeneità di colori, di etnie, di condizioni sanitarie, genetiche e sociali di cui Manlio Cancogni parla a lungo in un colloquio con l’autore, cui attribuisce il merito di aver capito che il gioco è un linguaggio universale e che attraverso questo i muti parleranno. Nel diario emerge la personalità dell’artista, tratti della sua storia, il contesto di vita, ma soprattutto la generosità, il talento, la capacità di relazionarsi con l’interlocutore e le specificità del mondo interiore.

GLI ARTISTI


Manlio Cancogni apre il diario proprio parlando dei bambini meno fortunati, scoprirà che una pianta selvatica, resistente agli insulti dell’ambiente, rappresenta una metafora di quelli che non (il racconto intitolato in origine Manlio Cancogni e l’inula viscosa ha vinto il 3° premio del concorso racconto breve di A.L.A. ed è pubblicato nell’ Antologia Il Fascino del Racconto” edizione 2022).

Manlio Cancogni a colloquio con Marcello Lippi (CT della Nazionale Campione del mondo nel 2006)

Seguono le storie di pittori in rapporto con altri personaggi: una famosa genetista francese si appassiona a Marco Dolfi, senza conoscerlo, vedendo soltanto i suoi dipinti. Con un’ossessione, frutto di una deformazione professionale, cerca il DNA di Marco attraverso la visione dei suoi quadri per immaginarne i tratti somatici, i modi gentili e le emozioni.

Lisandro Ramacciotti, pittore appassionato, intreccia un dialogo con Celestino, il custode di una villa di campagna, adibita a centro diurno per ragazzi sfortunati, ma svuotata di funzioni dall’incattivirsi dell’epidemia di Covid 19. Durante la visita al centro i due ripercorrono le vicende della preadolescenza fino all’amicizia dell’età matura.

Fausto Liberatore, che dipinge un bambino con la mamma sul mare, a sua volta viene ritratto con le sue donne, le sue storie, la passione politica, mentre incontra maestri e i cavatori, dilettanti e professionisti dell’arte e della musica;

Giorgio Michetti, con i suoi 100 anni di pittura (aveva iniziato all’età di 6 anni), il suo alto lignaggio, la sua vita nell’arte ostacolata dalla burocrazia, insipienza e ignoranza del contesto.

Nella foto con la torta per i cento anni di pittura: Giorgio Michetti (106 anni) con Giorgio Pini

Giancarlo Vaccarezza, pittore della follia, maestro di pazienti internati all’ospedale di Maggiano, dove l’arte assumeva il ruolo di un grimaldello riabilitativo contro la fortezza vuota della pazzia. Pare quasi che la sua vita e la sua immaginazione, nella lotta per la liberazione degli altri dalle allucinazioni e dai deliri, finisca per contaminarsi degli stessi fantasmi.

Antonio Possenti, pittore di fama internazionale, maestro di tanti giovani lucchesi e versiliesi, generoso artista dall’ inesauribile fantasia, spesso alimentata dalla letteratura, è anche stato l’ideatore, insieme a Liberatore e Dolfi di un’elegante cartella di litografie stampate per aiutare le bimbe dagli occhi belli e per quelli che non.
Il racconto che lo riguarda (il dipinto rubato) è anch’esso già stato pubblicato sull’antologia succitata, edizione 2022.

da sinistra: Liberatore, Possenti, Dolfi e Vaccarezza

Mario Tobino, psichiatra e grande scrittore, vincitore del Premio Viareggio Repaci per la narrativa, viene raccontato tra mito e fantasia e mentre si intrattiene con un bambino autistico di cui scopre la passione per torri, orologi e campanili. Lo psichiatra con un gesto teatrale e repentino ne valorizza potenzialità e desideri.

Roberto Amato trascrive sul diario vecchie poesie dove, impersonando un infermiere ossequioso e impertinente al contempo, segue il medico psichiatra tra letti d’ospedale, pazienti e candide suore.
Alcuni anni dopo verrà insignito del Premio Viareggio Repaci per la poesia.

Infine i critici: Cesare Garboli, critico letterario e scrittore, alle prese con il cancro, nella casa di Roma che pare un palcoscenico si ispira per la traduzione di Moliere,
E Dino Carlesi, critico d’arte e poeta, che spazia dalla filosofia, alla politica e alla pittura in una sorta di razionale disillusione e, contemporaneamente, in un’ illimitata fede nella bellezza.

Empatia, amicizia, reciprocità e arte sono il collante dei personaggi del diario condiviso.

Giorgio Pini


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