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In fuga dal vento

“Andrà tutto bene”. Questo era il ritornello a cui ci eravamo adattati per mantenere la calma. Non è vero che è andato tutto bene. È andato tutto bene per noi che siamo vivi. Non certo per i 6.955.141 morti, e per i loro familiari, che ci sono stati nel mondo a causa del Covid19 (Ultimi dati dell’OMS).

In quegli anni ciascuno ha adottato delle proprie tecniche di difesa. Io ho scritto; altri hanno espresso la loro creatività in maniera diversa.
E vanno smentiti anche coloro che asserivano che dopo la pandemia gli uomini sarebbero diventati più buoni. Falso anche questo. Sono aumentati il disagio sociale, le psicosi e le nevrosi e ciò che viviamo oggi, tra crisi economiche e guerre inaspettate, è peggiore delle più fosche aspettative.

Esorcizzare i timori o i timori in eccesso, imma­ginando eventi ancora più catastrofici, è una delle tecniche che si usano per limitare gli effetti delle crisi di panico.

Io ho fatto così e mi sono chiesto che cosa sarebbe successo se invece del Covid19 avessimo subito gli attacchi di un virus ancora più letale e difficile da combattere. Addirittura ho immaginato che l’agente patogeno fosse di natura sconosciuta e talmente rapido nella sua letalità da rendere impossibile alla Scienza qualsiasi contromisura. Fantascienza o solo fantasia?

In fuga dal vento è un romanzo distopico nato quindi durante il periodo del lockdown, in piena emergenza Covid. Dopo due anni di sosta nel famoso cassetto, è finalmente uscito.

Ho immaginato quindi la fuga in blocco di un intero condominio e mi sono calato nei panni dei fuggiaschi. Fuggiaschi italiani, non americani, che, a dispetto della letteratura e della cinematografia, si mettono in macchina portando via l’indispensa­bile, forse anche il superfluo, senza armi d’assalto e senza il carattere combattivo e l’atteggiamento aggressivo dei marines. In fondo abbiamo culture diverse e agiamo e ci comportiamo in maniera totalmente diversa. Ed è una fuga composta, intima, ricca di riflessioni interiori e senza eccessi fin quando sarà possibile. In questo viaggio il timore della morte è presente, ma è in secondo piano, vinto dalla speranza della sopravvivenza e fantasticando che, sì, sta andando tutto male e rischiamo di morire da un momento all’altro, ma se ce la faremo riusciremo a costruire una comunità coesa, solidale e priva degli orpelli che oggi strozzano la nostra società.

Questa la sinossi.
Un fenomeno inspiegabile e mortale sta distruggendo l’umanità; una catastrofe talmente rapida da trovare la scienza mondiale incapace di qualsiasi reazione.
In questo clima di disperata rassegnazione, si ode un tramestio provenire dalle scale di un anonimo condominio, un palazzo di sette piani, di una città di provincia. Alcune famiglie si stanno preparando a evacuare in tutta fretta. A guidarli, un meteorologo, un filosofo e un colonnello, anch’essi residenti nel palazzo, stimati dalla piccola comunità. La meta è un luogo sperduto del Sud d’Italia ritenuto sicuro, anche se abbandonato da molti anni e forse privo anche di acqua. Andare tutti o rimanere confidando in un miracolo? Questo è il dilemma e non è il solo.
I dubbi e i timori nei condomini sono forti. Che cosa portare, come organizzarsi, quali pericoli potrebbero incontrare lungo la strada? Come arrivare a destinazione? Come prevedere la vita futura?
Nella piccola comunità si accende la speranza di sopravvivere, animata anche dal sogno di un’umanità migliore e di una società capace di rinnovarsi e di scegliere valori diversi. Alla fine, quasi l’intero condominio si metterà in viaggio: nuclei familiari eterogenei per età, abitudini e condizioni sociali, gente comune, nessun eroe tra loro e nessuna voglia di combattere. Molti sono i chilometri che i conducenti dei veicoli, stracarichi fino all’inverosimile, dovranno percorrere in piena notte lungo strade deserte, attraversate nel timore della morte e dei possibili agguati.  Il tempo a disposizione è poco: 36 ore scarse per raggiungere la zona prima dell’arrivo del vento che porterà la morte.
Il tutto mentre, tra ostacoli di ogni genere, si snodano le storie personali dei fuggiaschi in un finale per niente scontato, ricco di colpi di scena e di imprevisti che si susseguiranno fino all’ultima, ma proprio all’ultima, pagina.

Il romanzo è stato finalista al concorso IoScrittore 2022.

Marco Rodi


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