Salta al contenuto

Un bambino, un cuore e la ragion di Stato

La foto di copertina è di Denis Cheyrouze (Pixabay)

Che Luigi XVI di Borbone abbia fatto una brutta fine, ghigliottinato dai rivoluzionari francesi, è cosa fin troppo nota. Che Luigi XVIII di Borbone sia stato riportato sul trono dalla Restaurazione del dopo Napoleone è un evento altrettanto conosciuto.

Ma il diciassettesimo Luigi? Forse si tratta di un caso di superstizione monarchica con conseguente salto di numerazione?  Ebbene no, Luigi XVII è realmente esistito. La sua è una incredibile storia che attraversa i secoli e si conclude soltanto nel 2004 con una solenne cerimonia nella Cappella Reale della Cattedrale di Saint Denis, a Parigi.

Luigi Carlo Capeto nasce il 27 marzo del 1785 e gli viene attribuito il titolo di Duca di Normandia. Terzogenito dei regnanti di Francia, Luigi XVI e Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, ha davanti a sé, in linea di successione, il fratello maggiore Luigi Giuseppe. Questi, però, già debilitato da cattive condizioni di salute, muore nel giugno del 1789 all’età di sette anni e mezzo. A quattro anni, dunque, il piccolo Luigi Carlo diventa Delfino, cioè erede diretto della monarchia borbonica. Le vicende francesi gravarono sulla corona così come la Storia ci ha insegnato, ma ancor di più ebbero una influenza nefasta sull’erede e pretendente, suo malgrado, al trono di re di Francia.

Ecco, brevemente riassunta, la storia di Luigi Carlo Capeto.

Poco dopo lo scoppio della Rivoluzione francese la famiglia reale, in mano ai capi rivoluzionari, fu trasferita nel palazzo delle Tuilleries, a Parigi. Il piccolo Luigi, un bel bambino dai capelli biondi e gli occhi chiari, vi rimase con i genitori fino all’agosto del 1792, seguendoli poi nella reclusione della tetra prigione parigina detta Torre del Tempio.

L’anno successivo, il 1793, fu un anno terribile: a gennaio il padre Luigi XVI venne ghigliottinato. Dopo qualche mese, il piccolo erede al trono fu separato dalla madre Maria Antonietta e dalla sorella. Venne affidato alle “cure” di un losco personaggio rivoluzionario che gli procurò un vero e proprio lavaggio del cervello. A ottobre anche la madre Maria Antonietta fu processata e condannata a morte dal tribunale dei rivoluzionari. Il piccolo orfano, dunque, restò solo nella cupa prigione parigina e le sue condizioni di salute peggiorano progressivamente. Fu addirittura murato vivo nella sua cella senza poter ricevere alcuna cura e con poco cibo. Fu estratto dalla sua angusta prigione nel luglio del 1794, ma, ormai, era ridotto a una larva e, dopo meno di un anno, l’8 giugno del 1795, morì all’età di dieci anni.

Ciò che accadde dopo la morte fu ancor più terribile. Il medico legale, incaricato dai rivoluzionari di certificare la morte del Delfino, estrasse dal corpicino il suo cuore e lo conservò in una teca con la speranza di guadagnarci sopra. Le spoglie furono seppellite in una tomba senza nome e da allora se ne sono perse le tracce.
Diverso è il destino della teca con il cuore: passata molte volte di mano in mano è arrivata ai giorni nostri. Nel 2004, con una solenne cerimonia, essa è stata portata nella cattedrale di Saint Denis, a Parigi, e tumulata nella cripta dei re di Francia antenati di Luigi.

Questa, per sommi capi, è la storia del piccolo Luigi Carlo Capeto. Egli fu sicuramente vittima delle vicende del suo paese, ma fu anche una pedina sullo scacchiere europeo di fine secolo. Dopo la morte dei genitori, infatti, il bambino era il legittimo erede della monarchia francese. I capi rivoluzionari avrebbero potuto facilmente sbarazzarsi di lui e, magari, farlo sparire in silenzio. Prevalse, tuttavia, la ragion di Stato: l’erede legittimo della monarchia francese aveva un grande valore simbolico e diventava una carta importante che la Repubblica Francese avrebbe potuto giocare, vera e propria merce di scambio, al tavolo dei grandi. In altre parole, Luigi Carlo valeva più da vivo che da morto, sia per i Francesi che per le monarchie europee regnanti. Peraltro, anche queste ultime erano fortemente interessate a liberare il piccolo che, un giorno, avrebbe potuto essere il re di una ritrovata monarchia. E infatti così avvenne: la restaurazione post-napoleonica riportò un Borbone, Luigi XVIII, sul trono francese.

Come abbiamo visto, neanche il cuore del piccolo Luigi fu risparmiato per squallidi motivi di tornaconto personali. Da morto non serviva più a nessuno e si poteva sotterrarlo in modo anonimo, affinché non si creasse un luogo di culto. Paradossalmente fu il suo cuore, conservato per biechi interessi, a diventare oggetto di venerazione. E lo è tutt’oggi. Un piccolo cuore appartenuto a un bambino di dieci anni che non fu mai re.

Ho voluto inserire il personaggio di Luigi Carlo Capeto all’interno di una trama di spionaggio nel mio romanzo L’uguaglianza delle ossa”edito da ALA Libri nel 2018. Mi è sembrato quasi doveroso raccontare di un bambino conteso tra la coalizione di grandi regni e una nuova realtà rivoluzionaria basata sul terrore. Luigi Carlo fu un dolce bimbo dagli occhi chiari, colpevole soltanto di essere nato e cresciuto al momento sbagliato, vittima della ragion di Stato, usato e abusato con cinica perseveranza fino alla morte.

Ritratto del Delfino Luigi Carlo di Francia di Alexandre Kucharsky, 1792
Reggia di Versailles

Vincenzo Maria Sacco


Published inBlog

Un commento

  1. Faustina Tori Faustina Tori

    Il tono delicato alleggerisce i contorni della macabra storia. Rende bene l’idea del periodo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *