27 gennaio, Giorno della Memoria. Come ogni anno accendo una candela al mattino che crea un gioco di luci e di ombre nella stanza, palpitando come un cuore. Recito una preghiera per tutte le vittime della Shoah: ebrei, omosessuali, zingari ed altre minoranze etniche, handicappati, ma anche persone pensanti e scomode, tutti oggetto dello stesso bieco razzismo, l’odio per la diversità. Invece la diversità è ricchezza, perché con chi è diverso si dialoga, si scambia, si uniscono forze e capacità, si collabora, e si imparano antiche sapienze che accrescono il nostro piccolo patrimonio di conoscenze ed abilità.
Il nostro paese è stato costruito sulla diversità: abitato da popoli differenti, autoctoni o venuti da altri luoghi, fin dalla preistoria, poi unificato dai Romani, sempre rispettosi delle differenze (con la vergognosa eccezione delle persecuzioni contro i cristiani), successivamente invaso e dominato da tanti popoli stranieri, fino all’unificazione del 1861. Dal contatto con tutti questi popoli derivano le nostre capacità, il genio, l’estro artistico e le tecniche, la ricchezza della lingua, l’arte di cucinare, perfino la fantasia.
La diversità non dovrebbe essere semplicemente tollerata ma ricercata, apprezzata, spesa, investita, come un tesoro prezioso. Invece, nonostante i decenni trascorsi dal tempo della Shoah, ci sono ancora persone che non solo la negano ma odiano, respingono, perseguitano, opprimono, insultano, dileggiano i diversi.
La prima forma di persecuzione è il bullismo, così diffuso, purtroppo, nelle nostre scuole, che ha portato diversi perseguitati non solo a soffrire ma anche ad uccidersi. Molti credono che Ricordo e Memoria siano la stessa cosa, invece fra i due termini, attinenti alla stessa sfera emotiva, c’è una differenza che oggi, alla luce discreta e calda di questa candela che si consuma, voglio sottolineare.
Ricordo è una traccia, bella o brutta che resta in noi e si fonde con altre migliaia di tracce del nostro inconscio. Anche se vivo, Ricordo tende a modificarsi un po’ nel tempo, a perdere contorni, particolari.
Memoria è molto di più, è il passato che torna a rivivere di vita propria, che non dipende dalla nostra mente o dal nostro Io ma che esiste oggettivamente e si ripete nel tempo. Anche Gesù nell’ultima cena, dice, spezzando il pane e porgendolo ai suoi amici con il calice del vino: “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”, cioè ripetete questo atto nel tempo, fatelo rivivere, io sarò ogni volta corpo e sangue nel pane e nel vino che voi potrete mangiare e bere.

Così ogni anno i morti della Shoah, orrendamente straziati, e i sopravvissuti devastati nel corpo, nella mente e nel cuore rivivono davanti a noi, in tutta la loro umanità negata e calpestata. Abbracciamoli, visto che sono vivi e fratelli.
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Cristina il tuo articolo è bellissimo
è entrato nel mio cuore e mi ha fatto commuovere
Grazie, è bello riflettere sulla diversità come arricchimento e scambio, vedere
Vederci abbracciati lungo la linea dell’orizzonte
Non tutti i diversi sono ugualmente diversi.
C’è il diverso da capire e il diverso da combattere.
Al nazista del campo di concentramento cosa vuoi dire: parliamone?
E davanti a certi misfatti attuali cos’è il dialogo? Un arricchimento o il pretesto del potere per non intervenire? Un aristocratico lavarsene le mani? Una interessata e sotterranea complicità?
Gesù non dialogò con i cambiavalute. Rovesciò i banchi e usò il bastone.
Anche se è da combattere,prima dobbiamo conoscerlo,tentare di valutare quanto professa. Poi ,se fosse un pericoloso attentatore della vita sociale,ci sono i tribunali ed i giudici,non certo le camere a gas e,prima,le torture,le percosse,la fame,le restrizioni ,le deportazioni.Nel caso del Nazismo,mi pare di poter dire che quelle povere persone perseguitate ed iccise non erano certo criminali ma persone comuni,solamente DIVERSE dalle aberranti idee del potere.La diversità,se non sconfina nella illegalità,è senza dubbio una ricchezza