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Il carnevale a Livorno

Perché il carnevale a Livorno si festeggia un giorno di ritardo 

Il 25 gennaio del lontano 1742 Livorno fu colpita da un forte terremoto.
Vi furono anche delle onde anomale, quelle che oggi definiremmo col termine di tsunami (appunto “onde sul porto”), che quando ero piccina però si diceva maremoto.
Immaginatevi proprio le barche nel porto, sciabordate in alto e in basso da quell’acqua in movimento improvviso: pescatori a corsa per riagguantare i loro gusci di legno impazziti, reti strappate e portate via dalla corrente, donne e bimbetti che strillavano per la paura…
Facile immaginarsi come si scappasse lontani da quel mare impazzito, mentre pareva si venisse rincorsi da acqua, scosse e boati.
Chi non c’era già, arrivò in Piazza d’Armi, l’odierna Piazza Grande, dove il Duomo di San Francesco s’innalzava ancora, a protezione della città scombussolata. Nel gran tremore si pensò subito alla Madonnina di Montenero, pregandola di farlo smettere subito; dopo ci si ingegnò per andare a prendere la sua immagine e portarla giù dal monte fino in piazza. Qualcuno trovò un bel muro dove apporla, in modo che tutti riuscissero ad alzare lo sguardo  riconoscente verso quel sacro quadro e che potessero ringraziarla ogni volta per lo scampato pericolo che quel terremoto del 25 gennaio avrebbe potuto rappresentare senza la sua santa intercessione.

La posero in alto, quell’immagine, ben visibile, sopra la loggia del Pieroni, che in Piazza Grande fu l’unica lasciata dalla furia delle bombe della Seconda Guerra Mondiale, a ricordare ai livornesi quanto elegante doveva essere stata un tempo quella Piazza d’Armi.  
Qualcun altro andò oltre, raccontando che in quel lontano 1742, nonostante non ci fossero state vittime,  l’acqua del maremoto sarebbe arrivata proprio fino all’immagine della Madonna delle Grazie. Forse una leggenda, ormai acquisita dalla tradizione popolare e tanto bella da raccontare ai nostri bimbi passando da là sotto, mentre si indica col braccio levato l’immagine santa, magari facendosi un segno di croce.  Perché i livornesi non dimenticano e se ricevono un favore se lo ricordano per sempre.
Ecco perché, essendo questa piccola odissea labronica accaduta proprio a ridosso del carnevale, ogni anno la popolazione mantiene la promessa del voto fatto in quei giorni alla Vergine Maria e si ricorda di spostare di un giorno in avanti il calendario degli eventi festaioli, offrendo le famose dieci libbre di cera votiva da consegnare al Santuario della Madonna a Montenero.
Certamente il carnevale, a seguito del giorno di penitenza, ha avuto ben luogo anche a Livorno, dove le maschere fin dal Settecento hanno una tradizione molto popolare e umile, cosicché ci si possa vestire con poco.
Ecco, una tipica maschera, forse la più conosciuta, è quella di Stragio Bigio o Puce delle Baracche, vestita di un camicione unto e pataccoso (frittelloso), un cicìo in capo, il mestolo per grattarsi i pidocchi e il vaso da notte per metterci la pastasciutta. Era in fondo l’immagine della miseria, che i livornesi hanno sempre saputo canzonare con la loro proverbiale satira. Quando impazzava, nella città labronica il carnevale era festeggiato con carri in piazza, alberi della cuccagna, maschere nei teatri, da quello degli Avvalorati, al San Marco, al Goldoni, così come documenta anche la pittura di grandi artisti livornesi. Insomma ci si divertiva, la voglia c’era: a teatro si faceva il veglione, si toglievano le poltrone e si ballava facendo baldoria e godendo di questa pausa in allegria, tutto a partire dal 28 gennaio però, dopo aver rinnovato il voto e donato la cera durante il giorno precedente.

Ritratto della Madonna di Montenero
Jacopo di Michele, detto Gera († 1395),
Credits Wikimedia Commons

Questo articolo è stato scritto con la preziosa testimonianza dei due impareggiabili attori livornesi Franco Bocci e Alessandro Perullo attraverso l’Osservatore di Livorno, testata giornalistica di informazione libera e gratuita.  

L’immagine di copertina è sul sito di Livorno Today

Patrizia Salutij

Pubblicato inBlogPronti, attenti, blog! 2025

3 commenti

  1. Vincenzo Sacco Vincenzo Sacco

    Queste sono le storie che mi piacciono di più. Ti ruberei l’idea per scriverci un racconto…

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