#AlaBlog #Temalibero
Il primo sei stato tu, Athos. Il mio primo amico. Sei cenere da tanto tempo. La cenere è grigia e fredda, come quella che rimane di un ceppo quando l’ultima brace si è spenta. Di te non rimane neppure il ricordo di un volto, solamente la sagoma indistinta di un uomo grande che dondola sulla sua barchetta di legno mentre va a poppa a fissare gli ormeggi. Il calore di quello che eri c’è ancora in me, lo sento come sento il sole che illuminava i nostri volti abbronzati, là, in mezzo ai colori del mare e del cielo, al verde del fondo marino sotto le banchine del porticciolo. Lo sento nel ricordo del guizzo dei pesci pescati con le tue reti e tirati ai gatti del moletto che aspettavano pazienti, accanto a me, che tu mostrassi il tuo secchio mai troppo pieno e mai completamente vuoto.
In una mattina di un giorno di tanti anni fa hai messo fine alla tua vita. Qualcuno ti ha visto andare a piedi verso quel ponte sul mare e ti ha salutato, ma non si è domandato perché tu fossi lì e non ti ha fermato.
Fu difficile spiegare ad una bambina che la morte arriva, ma ancora più difficile fu spiegarle che quella volta la morte era stata cercata.
Piansi tanto per la perdita del mio amico, tentai fin da subito di comprendere il senso di quel gesto compiuto da un uomo gentile e sempre di buon umore: tutti lo conoscevano come un uomo giusto e gli volevano bene.
Lasciasti un biglietto con poche parole: ti sentivi solo al mondo e non avevi voluto aspettare la morte, così avevi deciso di andarle incontro finché le tue anziane gambe erano capaci di guidarti.
Ho ancora quella cartolina che mi scrivesti una volta; mi incoraggiavi a guarire presto da una brutta bronchite che mi teneva lontana dal mare, dai gatti e dalla pesca. Ti vedo, mentre scegli tra tante, quella con l’immagine di una bimba sorridente con un mazzo di fiori in mano. La volto, leggo di nuovo le tue parole per me e la tua firma, allora ti vedo mentre dondoli sulla tua barchetta e ridi.
Ciao Athos, amico mio.
L’immagine di copertina è del’autrice
Elisabetta Lorini
Grazie Betty per questa storia così toccante e vera. L’amicizia non muore mai.