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Isole che non ci sono

In copertina. “L’isola di Utopia descritta da Thomas More nella sua opera,scritta in latino ed intitolata “Utopia” (“Non Luogo), 1516. Immagine rielaborata con IA, tratta dalla incisione in legno di Hans Holbein il giovane (1497-1543), stampata nella prima edizione.

Tutto è di tutti”…”Tutte le cose sono in comune (Thomas More,”Utopia”)

“Alcuni uomini pensano che la terra sia rotonda, altri che sia piatta…Ma se è piatta, la renderà rotonda il comando del re?E se è rotonda, il comando del re la renderà piatta?No, io non firmo!”(Thomas More, rifiutando di firmare il documento che dichiarava Enrico VIII capo della Chiesa anglicana, atto che gli costò la decapitazione nel 1535).

“L’isola di Utopia è il solo paese in cui l’umanità approda di continuo…Il progresso  altro non è che il farsi storia delle Utopie”(Oscar Wilde)

La pace che tutti vorremmo è una condizione di benessere e di convivenza  complessa, è consapevolezza dei doveri e dei diritti di ognuno, giustizia uguale per tutti, rispetto e assenza di discriminazioni nei rapporti umani, sicurezza di lavoro e condizioni di lavoro sicure, accoglienza ed integrazione di chi ha avuto il coraggio di sfidare il mare e di passare montagne, per salvare se stesso e la propria famiglia da morte, persecuzione, povertà ed ora cerca  solo un lavoro che le  società occidentali non vogliono più fare e di cui avremmo bisogno.
Tante cose insieme, ma per costruire questa pace ci vogliono  prima di tutto ideali, desideri, speranze che ispirino e disegnino progetti.In una parola, sogni di persone ricche non di denaro, ma di vibrante umanità.
E coloro che riescono a concepire tutto ciò sono profeti, visionari, santi, poeti, sognatori, eroi, spiriti che attingono al patrimonio culturale del passato e, per questo, ricchi di futuro.Eletti, inconsapevoli di esserlo, i soli che potrebbero davvero cambiare il mondo in meglio, come sempre questi ispirati hanno fatto nella storia.A tutti i costi, con coraggio, dedizione e fede in ciò che solo loro riescono a vedere. 
Il senso di desolazione morale e materiale e di barbarie, la violenza e l’egoismo in cui sembra essere sprofondato il mondo contemporaneo, denotano una assenza non  assoluta, ma certamente molto  consistente, di  progetti di questo tipo.
In sostanza, oggi pensiamo che per vivere bene  ci manchino  soldi, investimenti, profitti,  progressi materiali, in realtà ci mancano quei progetti di ordine spirituale che creano poi, se ben delineati e concretizzati, la prosperità  economica, la pace e il progresso reale  dei popoli, cioè una società più giusta e felice.

Le politiche dei vari stati non sembrano attualmente perseguire obiettivi di questo genere.
Invece, ciò che ci manca in questo momento storico sono proprio le utopie, le “isole che non ci sono”.
I secoli precedenti ci dimostrano che quando gli uomini hanno cercato di realizzare i loro sogni, per esempio l’emancipazione, la libertà e l’indipendenza, i diritti, che sono valori prima di tutto morali, anche con guerre sanguinose e  a costo della loro vita, sono riusciti nei loro intenti. E ciò che questi uomini hanno realizzato ha creato qualcosa di positivo e grande che, anche se a volte  materialmente si è in parte dissolto, è rimasto nel patrimonio spirituale dell’umanità. Perche’ nulla di spirituale ed eticamente elevato va mai perduto del tutto, anche se l’arroganza, la violenza, il ricatto, il desiderio di potere, l’avidità di alcuni tendono, e spesso riescono, a sopraffarlo. Ma ciò che ha un valore spirituale non muore mai. C’è sempre qualcuno che lo riporta alla luce, perché lo sente palpitare nel suo cuore.

Ritratto do Thomas More, opera di Hans Holbein
(Frick Colllection)

E le “isole che non ci sono”, nei secoli, emergono dal mare di egoismo, arroganza ed insipienza, creano arcipelaghi, ponti e vie che le uniscono, e  potrebbero diventare continenti, ridisegnando il mondo intero, con nuovi, frastagliati  orizzonti, più vicini alle stelle.

Cristina Quartarone

Pubblicato inBlogPronti, attenti, blog! 2025

Un commento

  1. Arturo Arturo

    I grandi o meno grandi uomini del passatto ci hanno condotto qui. Ciò che hanno realizzato è appunto la ” desolazione morale e materiale e di barbarie, la violenza e l’egoismo in cui sembra essere sprofondato il mondo contemporaneo”. Le utopie non realizzate sono inutile zavorra, quelle realizzate sono la società in cui viviamo.
    Giustizia e libertà sono solo nomi se non si riempiono di contenuto. Nei secoli europei il loro contenuto è stato nefasto. Lo è ancora.
    Anche le isole che non ci sono non emergeranno dal mare se non avranno definizione, contenuto. Si tratta di srabilire chi si arrogherà il diritto di dare loro un contenuto. Chiunque sia, sarà un tiranno, come lo siamo noi che pensiamo di possederlo quel contenuto, in barba a chi, non essendo dei nostri, abita utopie di altra natura. Il mare di egoismo arroganza e insipienza è il nostro mare da cui emrge la nostra utopia, la società reale.

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