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Quando la paura

Alle tre del mattino manca il coraggio. Manca a chi deve affrontare una prova, superare un dolore, prendere una decisione con la consapevolezza che la scelta fatta può non essere quella risolutiva o quella giusta: a furia di pensare e di girarsi nel letto sembra negata una via di scampo, un’opzione alternativa; la paura di non farcela diventa panico e poi rassegnazione, come quello che succedeva al personaggio di un vecchio gioco elettronico finito in un labirinto senza uscite, tentava ancora qualche percorso poi aspettava consapevole il mostro che avrebbe posto fine alla sua misera vita e se quella vita era l’ultima…game over.

Per molti anni tutto questo era successo anche a me, a quell’ora di notte, quando la notte non sembrava aver mai fine con la disperazione che divorava, come il mostro del gioco, qualunque tentativo di venirne fuori.

Adesso non mi accade più; l’istinto di sopravvivenza mi ha dato una possibilità: i problemi rimangono irrisolti, ma quell’ora di notte mi tiene in pausa, come un apparecchio elettronico in stand by, o meglio come accade ad un cellulare sotto carica, con i dati che rimangono in memoria, con messaggi ed e-mail che vengono ricevute, senza costringere ad un’interazione immediata.

Posso ragionevolmente affermare che quell’ora di notte sia diventata la migliore per me: quel che è stato del giorno è finito, bello o brutto, è andato, ormai non si può fare altro; ci sono ancora molte ore per il sonno, accolgo vicino a me il mio cane che mi spinge un po’ per trovare la posizione a lui più congeniale; non sa che la sua breve vita è legata alla mia, alla mia capacità di occuparmi della sua salute e della sua serenità; probabilmente crede di fare lo stesso con me quando condividiamo lo stesso biscotto, quando passeggiamo vicino ai tavoli di un bistrot e sembra invitarmi a raccogliere con lui qualche briciola caduta, quando ascoltiamo i rumori che vengono da fuori e per primo va alla porta pronto a reagire ad una minaccia; divento sua complice, fingo di trovare il cibo nel cassetto delle sue provviste come se si trattasse di una battuta di caccia, gli vado vicina quando ascolta un possibile pericolo.

Mi protegge davvero, ma in un altro modo, un modo del tutto incomprensibile per lui.

L’alba arriverà insieme alla solitudine che accompagna ogni mio nuovo giorno. Vorrei che la notte non finisse mai, che l’orologio segnasse per sempre le tre, come se anelassi la morte colpirmi nel sonno, mentre accoccolata al mio cane, vivo l’unica ora in cui non mi sento angosciata, l’ora in cui non devo fare i conti con la mia vita, quei conti che non tornano mai.

All’alba, con la luce, i rumori, il borbottio della moka, la vita ricomincia, ricomincia la mia vita delusa, confortata solamente da qualche voce amica e dall’entusiasmo del mio cane che saluta un nuovo giorno come un bambino fa al risveglio quando riconosce il volto di sua madre. Il coraggio di affrontare il nuovo giorno è in lui che lo trovo, allora bevo il caffè e mi preparo ad attendere con rinnovata passione che arrivi la pace delle tre di un’altra notte assieme.

Elisabetta Lorini

L’immagine è stata prodotta dai grafici di a.l.a.


Pubblicato inBlogPronti, attenti, blog! 2025

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