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Riscoprire il piacere della scrittura ai tempi dell’intelligenza artificiale

Piacere, mi chiamo Silvia Cilliano e lavoro come copywriter e redattrice editoriale freelance, per chi non mi conoscesse. Ho già scritto per il blog di ALA, per il quale ho avuto piacere di collaborare per un certo periodo.


Oggi desidero parlare di un tema che interessa moltissimo il mio ambito professionale: l’intelligenza artificiale. Avevo già redatto un testo sull’IA sempre per il blog di ALA, analizzando sostanzialmente i pro e i contro di questa tecnologia così rivoluzionaria che sta cambiando in maniera profonda tanto i processi dell’economia quanto la cultura e la società, senza che rimanga escluso alcun ambito.

Alla pubblicazione dell’articolo era seguito un incontro-dibattito – una sorta di workshop, invero – che abbiamo svolto dal vivo e registrato live pubblicandolo sulla pagina FB di ALA.

A circa un anno di distanza propongo una riflessione nuova sull’argomento, alla luce degli sviluppi importanti (e rapidissimi) che hanno interessato sia la tecnologia che il suo utilizzo. Il focus è però sul piacere di scrivere, qualcosa a mio avviso da riscoprire.

Cosa è cambiato nell’arco di un anno

L’intelligenza artificiale, nel 2024, è cambiata profondamente. In primo luogo si è assistito a una sua crescente diffusione su tutti i canali online: dai social, basti a pensare all’integrazione che ne ha fatto Meta, passando per il Re dei motori di ricerca, ovvero Google, che ha potenziato Gemini e introdotto la funzione AI Overview.

C’è poi da considerare un altro documento, sempre reso noto da parte del Gigante di Mountain View a marzo 2024: lo Spam & Core Update, in cui è stato sdoganato una volta di più l’uso dell’AI generativa per lo sviluppo dei contenuti, ribadendo però l’importanza che si tratti di testi davvero informativi e pertinenti. 

Via libera, quindi, all’uso dell’intelligenza artificiale, ma non a un abuso, generando una sovrapproduzione di testi che non siano pertinenti, ma soltanto volti a farsi notare (impropriamente e violando le regole) agli occhi dell’algoritmo,  così da posizionarsi più in alto nelle pagine ricercate dagli utenti. La massima di Bill Gates “Content is King” rimane sempre valida.

Inoltre, particolare scalpore ha generato il lancio di DeepSeek, la piattaforma cinese di intelligenza artificiale che attualmente sta offrendo standard degni di nota, anche se nessuna applicazione supera al momento ChatGPT: non a caso l’azienda di Sam Altman sta intrattenendo diverse partnership per lo sviluppo di soluzioni dedicate, non ultima quella con un colosso come Amazon. 

DeepSeek ha però il pregio di avere costi più economici: un elemento che, insieme agli standard di alto livello, ha generato una diatriba importante a livello non solo economico ma persino politico.


L’evoluzione dell’AI in quest’ultimo anno
La scrittura di ChatGPT è molto migliorata in quest’ultimo anno e sicuramente continuerà a farlo per la fine del 2025, periodo in cui è previsto un nuovo aggiornamento.

L’IA generativa è talmente brillante che – stando alla mia esperienza – ci sono aziende che la preferiscono alla penna umana, specialmente per gli articoli tecnici, dove si rivela più “riassuntiva”, essenziale e comprensibile. Niente da dire, l’amico Chat è davvero bravo, ma nonostante ciò ancora non usa sempre i termini giusti: a volte è eccessivo, troppo entusiasta nei toni, approssimativo, non pertinente.

È migliorato molto come correttore di bozze ma, a mio avviso, dà ancora poca retta quando gli si chiede di fare le cose: cambia troppo il senso delle frasi che gli vengono mandate in revisione, fa di testa tua, e non c’è prompt che tenga per farsi ascoltare. Lo dico: per me usarlo è spesso una grossa perdita di tempo, e gli vieto di sostituirsi a me.

In tutto questo, ho scoperto che ci sono aziende che si avvalgono di piattaforme che vantano la capacità di scovare se un testo è stato scritto utilizzando l’IA. Peccato che non siano attendibili, e per ragioni tecniche, come ho avuto modo di scoprire confrontandomi con l’amico e collega Andrea Gargano, preparatissimo sul tema: è ingegnere informatico e marketing strategist.


Parlando con lui, ho scoperto addirittura che ci sono dei programmi in grado di umanizzare il tone of voice dell’IA generativa e mentre i tool di verifica analizzano dei testi in maniera errata – millantando che contenuti scritti dalla sottoscritta prima del loro avvento vantino l’80% e più di intelligenza artificiale – quelli resi più umani con tali software li considerano scritti da un amanuense.


Il piacere di riscoprire l’inchiostro

E arrivo al vero focus, di questa mia riflessione. E il mio dunque è che per quanto Chat possa scrivere meglio di me non sentirà mai né riporterà le mie emozioni e la mia mano quando mi trovo davanti a un foglio bianco. E la ragione è che io sono un essere vivente, lui no: lui è una macchina. 

È in questo contesto che riscopro il valore e l’emozione di sentire le parole, nemmeno su una pagina telematica come quella in cui vago in questo momento, ma su una di carta e con tanto di penna stilografica.

Oggi mi sono imbattuta su una riflessione di Mario Calabresi – pubblicata su Instagram – che ha incontrato un mostro sacro come Mario Vargas Llosa, il quale ha dichiarato: «La verità è che vorrei morire con le dita sporche d’inchiostro». Faccio lo stesso augurio a me stessa come a chiunque condivida il piacere (e la fatica) di scrivere.

Le foto sono di Martina Corradi.

Silvia Cilliano


Pubblicato inBlogPronti, attenti, blog! 2025

2 commenti

  1. Rosalba volpi Rosalba volpi

    Grazie Silvia. La parte iniziale del discorso mo sembrava la rappresentazione di un I cubo trasformato in realtà. La seconda mi dà un filo di speranza,anzi un po’ più di un filo.

  2. Patrizia Salutij Patrizia Salutij

    Esaustiva, competente e chiara, la mia Silvia! Chi ha buone gambe vada a piedi. Buona scrittura.

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