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Note arcane

14 giugno 1979. Nella vecchia Arena civica di Milano, costruita ai primi dell’800, si stava allestendo un nuovo evento musicale che si sarebbe svolto quella sera. Era in programma un grande concerto rock con alcuni tra i più importanti nomi del panorama musicale italiano, Venditti, Vecchioni, la Premiata Forneria Marconi, Branduardi e poi ancora Guccini, Finardi e tanti altri. Doveva essere una serata di bella musica con la partecipazione di migliaia di ragazzi pieni di entusiasmo, organizzata a fine benefico. In realtà la manifestazione, a causa di una triste coincidenza, divenne un tributo alla memoria di un artista che, proprio il giorno prima, aveva perso la sua battaglia per la vita.

Efstràtios Dimitriou nacque il 22 aprile 1945 ad Alessandria d’Egitto da genitori greci. Studiò pianoforte e fisarmonica presso un importante conservatorio della sua città di nascita. A tredici anni  si trasferì a Nicosia, nell’isola di Cipro, e poi a Milano, nel 1962, dove iniziò la sua carriera artistica. Ma chi era questo musicista dal nome quasi impronunciabile? Probabilmente pochi saprebbero rispondere.

Aggiungo qualche ulteriore notizia biografica. Dopo alcune esperienze iniziali, nel 1966 Efstràtios entrò a far parte, come voce solista e tastierista, del complesso rock I Ribelli e vi rimase fino al 1970. Nel 1967 il gruppo pubblicò il singolo Pugni chiusi, forse il loro brano più conosciuto.
Chi era giovane a quell’epoca, come me, probabilmente a questo punto esclamerà: «Ecco chi era Efstràtios eccetera!». Infatti, l’artista, in Italia, aveva scambiato il suo nome di battesimo col cognome e li aveva semplificati in Demetrio Stratos. Il suo nome è entrato nella storia della musica contemporanea (fusion e progressive rock) e, soprattutto, della sperimentazione vocale, campo nel quale raggiunse limiti che, in qualche caso, la scienza stessa non riuscì mai a spiegare. I documenti visivi e sonori ai quali possiamo accedere usando la rete sono numerosi.

Anni fa trovai una sua registrazione. Quel brano mi colpì, allora, e mi emoziona ancora oggi. Ricordo che quando lo ascoltavo chiudevo gli occhi, se potevo, e all’improvviso le lancette del tempo iniziavano a correre all’indietro fino a un passato remoto. Erano sonorità ancestrali, mistiche, emesse da quello che sembrava un flauto di canna. Era una melodia morbida, avvolgente, evocativa di tempi remoti. Forse quello non era neanche un canto, bensì una forma di espressione, una preghiera intonata da chi si rivolge alla propria divinità con un’offerta rituale. Riuscivo a vedere quelle note rompere il silenzio e rotolare tra le poderose colonne di un tempio greco. Mi abbandonavo a una sorta di ipnosi e mi lasciavo trasportare in luoghi arcani, fatti di pietre appena sbozzate, are sacrificali, fumi sinuosi che si innalzavano verso il cielo. Quei suoni non erano prodotti da strumenti, erano le straordinarie capacità vocali di un uomo. Non usava bensì cantava la voce, maneggiandola con straordinaria versatilità.
Studiosi di fonetica analizzarono la sua voce e dimostrarono che Demetrio Stratos aveva capacità al limite delle possibilità umane e, probabilmente, le superava. In alcuni casi l’emissione sonora avveniva senza vibrazioni delle corde vocali. Riusciva a ottenere due emissioni sonore contemporaneamente, capacità chiamata diplofonia, ben oltre le frequenze che le corde vocali umane possono consentire. Addirittura, in alcuni test furono rilevate tre emissioni sonore contemporanee (triplofonia). Insomma, Stratos aveva capacità vocali estreme e con esse creava sonorità straordinarie, evocative, mistiche.

All’inizio di aprile del 1979 Demetrio si ammalò per un grave disturbo a causa del quale il midollo spinale non era è più in grado di produrre globuli rossi. Si trasferì in una clinica americana all’avanguardia nel campo del trapianto di midollo e fu inserito nella lista di attesa per l’intervento chirurgico. La notizia della malattia si diffuse rapidamente negli ambienti artistici. I costi della degenza americana erano molto elevati e così fu deciso di organizzare un grande evento musicale i cui proventi sarebbero stati devoluti alla sua famiglia per le cure.

Torniamo a quella sera del 14 giugno 1979.
L’artista si era aggravato negli ultimi tempi e la sua vita era stata stroncata, per un triste gioco del destino, proprio il giorno prima del concerto. Gli organizzatori decisero di svolgere ugualmente la manifestazione che divenne, così, un tempestivo tributo in suo onore.
Demetrio Stratos aveva trentaquattro anni. Non fu possibile continuare le ricerche e i test sulle capacità fonetiche della sua voce. Nessuno riuscì mai a raggiungere i traguardi che, nella sua breve vita, aveva ottenuto.

Mi capita, talvolta, di rivedere filmati che lo riguardano e di riascoltare alcune sue registrazioni. A distanza di tanti anni le emozioni e le suggestioni che evocano sono, per me, sempre le stesse.

La foto è dell’autore. Particolare del tempio di Nettuno a Paestum

Consiglio la consultazione dei seguenti documenti reperibili in rete:
Demetrio Stratos: Suonare la voce  https://www.youtube.com/watch?v=ZC3IWYPYQHI&t=1450s
Demetrio Stratos: diplofonia, triplofonia, Investigazioni. Live 1978https://www.youtube.com/watch?v=z1Yqn3jbejE

Vincenzo Maria Sacco


Pubblicato inBlogPronti, attenti, blog! 2025

Un commento

  1. Luciana Russo Luciana Russo

    Molto interessante e coinvolgente. Mi ha fatto venire voglia di risentirlo. Da pubblixare

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